“Finestra” nell’immaginario collettivo dà immediatamente luogo a molte immagini: le finestre di casa, le vetrate degli uffici o dei grattacieli, le grandi vetrate gotiche o barocche di molti edifici storici.
Il pensiero è istintivo e va a qualcosa di sicuramente presente e assolutamente irrinunciabile nelle abitazioni ed in qualsiasi altro luogo realizzato dall’uomo. In realtà, però, molti “significati” dell’elemento finestra, e in particolare quelli al di fuori della sfera strettamente funzionale, sono correlati a tradizioni e reminiscenze primordiali, che ormai sfuggono quasi completamente.
Ancora oggi, presso alcune popolazioni, esistono molte forme di abitazioni tradizionali in cui le aperture, oltre alle funzioni di accesso, ventilazione ed illuminazione, svolgono spesso ruoli simbolici o mistici.
Sin dalle prime forme, caratterizzate da alcune funzioni fondamentali (accedere, illuminare, comunicare), le aperture nelle pareti hanno subito nella storia dell’umanità una continua evoluzione, assumendo funzioni sempre più complesse. In relazione al contesto climatico, la finestra e le sue schermature hanno assunto gli aspetti e le forme più diverse per rispondere a diverse esigenze e per graduare il livello delle prestazioni: le necessità di ventilare, illuminare e schermare si mescolano con quelle di proteggere dalle intrusioni e di isolare dal freddo e, inoltre, di ottenere una maggiore o minore ventilazione, di controllare l’illuminazione secondo i desideri, di schermare di più o di meno dai raggi del sole.

Gli infissi rispecchiano soprattutto anche le condizioni climatiche del sito in cui si colloca l’edificio.
Ai climi temperati (come quello italiano) il serramento non è accompagnato da altre aperture per la ventilazione, poiché gli inverni piuttosto rigidi impongono la limitazione di entrata d’aria dall’esterno e le estati non sono così torride da richiedere ulteriori apporti di ventilazione rispetto a quelli assicurabili dall’apertura delle finestre. Si tende, in sostanza, a far entrare facilmente la luce e l’irraggiamento solare, ma a contenere l’irruzione dell’aria entro certi limiti e, di contro, a facilitarla soltanto in certi periodi dell’anno.

Diversamente accade, invece, nei climi caldo-umidi, dove necessita una maggiore ventilazione per favorire il ricambio d’aria e di conseguenza l’abbassamento del tasso di umidità per migliorare le condizioni di comfort interno; in tal caso, allora, le aperture devono essere piuttosto ampie e abbondanti per garantire un buon ricambio dell’aria e non necessitano di particolari prestazioni di ermeticità. D’altra parte, la necessità di difesa contro il sole eccessivo fornisce qui lo spunto per invenzioni di altre aperture nelle pareti per ventilazione con schermature fisse o mobili (in lamelle di legno, alluminio o altri materiali) o con grigliature nella muratura, che possono assolvere anche a decorazioni esterne dell’edificio.

… La finestra non è un semplice “buco nel muro”, ma uno strumento linguistico fondamentale in due sensi: a) configura e vitalizza lo spazio quantificandone e qualificandone la luce; b) segnala nei volumi e sulle superfici le funzioni interne dell’edificio…
(G. Cusano, cit.)

In realtà la finestra rappresenta il “collegamento” tra l’ambiente abitativo e/o lavorativo ed il mondo esterno, e condiziona la percezione dei sensi col trascorrere delle ore della giornata ed a seconda delle stagioni dell’anno; la stessa possibilità di guardare l’esterno stando “protetti” all’interno ovvero di “entrare o uscire” ha influenza sulla vita dell’uomo.

… dal Medioevo al barocco, dal razionalismo all’espressionismo, da Wright a Le Corbusier a Mendelsohn, la finestra comunica l’intero dramma architettonico. Taglia e cuce, levita o appesantisce, squarcia o morde il masso costruito, media o rende più dissonante il rapporto tra pieni e vuoti. In sostanza, una finestra offre la carta d’identità di un architetto e di un costume urbano, fornendo un mezzo diretto per “leggere” l’architettura. (G. Cusano, cit.)